sabato 25 aprile 2020

Il primo professionista del calcio

Si chiama Fergus Suter e altri non era che un operaio scozzese. Un operaio però con due piedi niente male, tanto è vero che Fergie, come veniva chiamato, è ricordato prettamente per essere stato il primo calciatore pagato nella storia del calcio: e si parla della fine del 1800!
Di recente Netflix ha lanciato una serie chiamata "The English Game" che ripercorre la strana vicenda di Suter che, per approdare dal Partick, compagine scozzese, alla squadra del Lancashire chiamata Darwin e per trasferirsi nell'omonima città, ha ricevuto denaro.
Stessa dinamica accadrà per il suo trasferimento al Blackburn Rovers.


Ai tempi dei pionieri in Inghilterra e nel resto del mondo mai si era verificato un fatto simile. Dimentichiamoci i faraonici ingaggi moderni, un tempo il football era giocato esclusivamente dalle classi aristocratiche che vedevano il pallone come un vero e proprio passatempo: diversa la situazione di chi era dotato atleticamente e tecnicamente ma che doveva passare le giornate in fabbrica e non aveva tempo per sostenere gli allenamenti necessari.
La storia trasmessa da Netflix nel corso di 6 episodi vede la figura di Suter contrapporsi a quella del gentiluomo inglese Arthur Kinnaird, imprenditore e giocatore di punta dell'Old Etonians per la conquista della FA Cup.


Sebbene la storia non ricalchi fedelmente i veri fatti accaduti, va dato atto che ci sono numerosissimi interessanti spunti e aneddoti per il calcio dell'epoca, primo tra tutti, a mio avviso, l'esultanza a testa in giù di Lord Kinnaird, marchio di fabbrica del calciatore.
Le ambientazioni nell'Inghilterra dell'800 sono davvero suggestive, così come lo sono le divise da calcio dell'epoca e i palloni.
Tutto questo mi ha rimandato con la mente al National Football Museum di Manchester che ho avuto il piacere di visitare numerose volte: li c'era una statua di Arthur Kinnaird e li Chiara mi ha regalato il libro "The Rules of Association Football 1863" con le regole agli albori del calcio, oltre che una medaglietta del NFM stesso.


L'idea di realizzare una serie sul football pionieristico la trovo un'idea assolutamente interessante, la realizzazione senza dubbio non è da meno!

mercoledì 22 aprile 2020

MyFoodBalLand: Il piatto preferito del Nicolas Otamendi

In questo periodo dove il calcio giocato è fermo si ha la possibilità paradossalmente di sentire più vicini i calciatori e di conoscerne le abitudini.
In particolare, il Manchester City FC, ha creato una pagina chiamata "Cityzens at Home" dove vengono riportate molte attività che i tifosi possono fare per stare vicini alla squadra, pur rimanendo rigorosamente a casa.
Tra le diverse attività, quella che più mi ha colpito è stata quella delle ricette preferite dei calciatori e delle calciatrici blues!
Abbiamo scelto di ricreare quella di Nicolas Otamendi, punto fermo della difesa di Pep Guardiola dalla stagione 2015/'16, anno del suo approdo a Manchester, sponda City.


Numero 30 sulle spalle e argentino di nascita, Otamendi è conosciuto per la sua grande abilità nel gioco aereo, abilità che gli ha consentito di mettere a segno coi Cityzens la bellezza di 11 reti, non male per un centrale di difesa.
In Inghilterra ha vinto un pò tutto quello che c'era da vincere, sono addirittura 2 le Premier League conquistate con il City!
Così, con Chiara, abbiamo seguito le indicazioni di Otamendi per realizzare niente meno che le Overnight Oats!

Un alimento tipico della colazione anglosassone, simile al porridge, ma semplice da realizzare perché non richiede cottura. E' un alimento che sta pian piano diventando più diffuso anche in Italia, soprattutto tra gli sportivi, che ne apprezzano l'apporto di fibre semplici dell'avena, ricca di proteine (12,6-14,9%) e di acidi grassi essenziali e fibre, che aiutano a placare l'appetito e normalizzare il peso.

Di seguito la ricetta e tutti i passaggi per ricreare il "piatto" preferito del numero 30 del Manchester City, nel nostro caso con qualche piccola variazione.

4 cucchiai di fiocchi d'avena; 
4 cucchiai di yogurt alla vaniglia (nel nostro caso senza lattosio);
1 cucchiaino di miele;
Mezza banana;
Uva passa q.b.
Semi misti q.b.


La sera prima di consumare le overnight oats è sufficiente mescolare i fiocchi d'avena con lo yogurt a scelta. Noi abbiamo utilizzato un mix di avena e frutta secca, dato che ce l'avevamo a casa, a cui abbiamo aggiunto anche un cucchiaino di miele.

Abbiamo poi riposto metà del composto in un bicchiere, vi abbiamo adagiato sopra qualche fetta di banana e abbiamo coperto con il restante mix di avena e yogurt.
A questo punto la nostra colazione è pronta per finire in frigorifero, non prima di averla coperta con della pellicola trasparente o con un coperchio in silicone riutilizzabile.


La mattina il gioco è fatto, sarà sufficiente tirare fuori il bicchiere con il composto di avena e yogurt, che ormai avrà assunto una consistenza cremosa, e guarnirlo con altra frutta e guarnizioni a scelta.
Noi abbiamo optato per qualche fetta di banana, uva passa, semi misti e un altro filo di miele.
Una colazione ricca, dolce e golosa per uno sportivo - ma non solo - per nulla impegnativa, senza glutine e, come nel nostro caso, senza lattosio.


sabato 18 aprile 2020

I preferiti stile British Football

Durante il periodo di quarantena forzata mi sono messo a fare diversi lavoretti a casa, in più ho aperto il mega scatolone delle cose che ho acquistato nel Regno Unito, riuscendo a recuperare tanti ricordi di quel periodo nel quale vivevo a Manchester e dei numerosi viaggi fatti oltremanica.
Sono riuscito così a stilare una breve lista di preferiti per questo momento particolare ma che ha comunque dato numerosi spunti calcistici!

1) Cartoline dal National Football Museum. Queste cartoline le ho acquistate uno degli ultimi giorni della mia permanenza a Manchester proprio al National Football Museum, uno dei luoghi che ho visitato più di tutti in assoluto in quel periodo. Entrambe riportano foto in bianco e nero, entrambe appartengono agli anni '60, quelli che più mi affascinano. Nella prima ci sono Bobby Charlton, George Best e Denis Law accompagnati da 2 modelle nel campo dell'Old Trafford, nella seconda c'è Brian Clough, allora Manager del Derby County FC, intento a fumare una sigaretta dopo una partita al Baseball Ground di Derby. A mio avviso sono l'essenza di quel magico calcio British targato '60s.


2) Maglia Salford City FC. Salford era il quartiere nel quale vivevo: situato alla periferia ovest di Manchester è senza dubbio uno delle migliori zone della città del Lancashire. Mentre ero li la Class of '92 ha deciso di rilevare le sorti del club locale che viaggiava nell'anonimato della Non-League. Investendo ha fatto si che in pochi anni gli Ammies riuscissero ad arrivare in Football League 2. Di recente dal sito Classic Football Shirts ho acquistato la maglia home del Salford City FC stagione 2016/'17, interamente rossa con una banda sul petto bianca ed il logo con il leone ricamato. In quella stagione gli Ammies hanno raggiunto un ottimo 4o posto in National League North.


3) Football Manager 2017. Da quando ero alle superiori il videogioco di calcio manageriale Football Manager è sempre stato la mia passione. Di natura prettamente britannica, è un gioco che fa si che l'allenatore gestisca un pò tutti gli aspetti e ambiti di una società calcistica, dai rapporti con i calciatori, alla stampa, dal calendario alle formazioni per le partite. Un pò di tempo fa ho acquistato Football Manager 2017 in super sconto da Mediaworld e, per mancanza di tempo, l'ho sempre utilizzato poco. Alla guida del Calcio Padova invece, ultimamente, mi son preso qualche bella soddisfazione eliminando anche l'Atalanta dalla Coppa Italia!


4) Origami Football Shirts. Al "problema" di restare a casa viene in soccorso ancora una volta il National Football Museum, con un interessantissimo opuscolo nel quale viene spiegato come realizzare simpaticissimi origami di maglie da calcio classiche! Vengono anche dati i giusti pattern per realizzare, tra gli altri, la divisa da portiere di Peter Schmeichel della Danimarca e quella del Cobreloa, squadra cilena che gioca in arancione e che anni fa aveva un pattern molto simile a quello dell'Olanda. Io invece mi son creato diversi pattern come quelli del Manchester City, l'Union CS, la maglia Campos del Messico, Padova e Inter.


5) Pallone calcio vintage. Da tempo ormai desideravo molto avere un pallone vintage da esporre nella mia stanza del calcio. Per Pasqua mia mamma mi ha regalato un pallone da calcio in vera pelle, una replica di quelli utilizzati nei campi di tutto il mondo negli anni '50 e '60! Bellissimo avere tra le mani un articolo del genere e pensare ai campioni divenuti tali giocando con un pallone simile, come Trautmann, Angelillo e moltissimi altri.


sabato 11 aprile 2020

I miei campioni: Gigi Riva

Potrà sembrare strano che un ragazzo come me, nato nel 1990 possa avere come mito Gigi Riva, calciatore classe '44 che ha fatto le fortune del Cagliari Calcio negli anni 60' e '70.. eh già, io in quegli anni mica esistevo ma, dentro di me, è come se avessi sempre vissuto quegli anni.
Attraverso gli occhi di mio papà che mi ha raccontato le vicende di questo grandissimo campione, ho potuto capire la grandezza ed il mito dell'ala sinistra di Leggiuno: lui ha avuto la fortuna di vederlo giocare al Menti di Vicenza e mi ha fatto capire come non si trattasse di un calciatore qualunque.
A questo aggiungiamoci che ho sempre avuto un orsacchiotto, chiamato Puzzo, che è sempre stato tifoso del Cagliari, fin da piccolo i miei me lo hanno fatto credere e quindi mi sono sempre appassionato alle vicende della squadra rossoblu! Il suo idolo non poteva che essere Gigi Riva.
Un paio di anni fa, quando sono stato nel capoluogo sardo in vacanza ho capito ancora meglio quando Riva rappresentasse per quel popolo: riuscire a portare all'Amsicora lo scudetto del 1970 non è esattamente impresa che può riuscire a tutti!
Rombo di Tuono, così come è stato soprannominato il numero 11 di Leggiuno dal grande Gianni Brera, è stato un grandissimo anche della nostra Nazionale italiana, saranno ben 35 le reti messe a segno in azzurro a fine carriera, reti che tutt'oggi gli valgono il primato nella classifica cannonieri di tutti i tempi con la casacca dell'Italia!
Recentemente Federico Buffa, giornalista che stimo molto, gli ha dedicato 2 puntate raccontandone la storia incredibile su Sky, il titolo è "Gigi Riva: L'uomo che nacque due volte": tantissimi gli aneddoti interessantissimi che circondano la figura di questo campione!


Così mi son deciso di acquistare la figurina Panini originale di Gigi Riva in maglia cagliaritana del 1970/'71, è un cimelio che terrò con grande cura!


La particolarità è ovviamente il tricolore sul petto di quella divisa bianca bordata rossoblù coi laccetti al collo.
Non so se qualcuno nella storia del Cagliari riuscirà mai ad emulare le gesta di Riva, ci sarà sempre però il ricordo di certe gesta che non tutte le squadre hanno potuto vedere nel proprio campo da gioco!

mercoledì 8 aprile 2020

La felpa granata dell'Union

Per il mio 30 esimo compleanno ho ricevuto un regalo totalmente inaspettato e che mai avrei pensato sarei riuscito ad avere.
Chi ben mi conosce, sa che da anni sono appassionato di calcio dilettantistico, in particolare in Veneto ci sono alcune squadre che davvero mi affascinano moltissimo.
Una di queste è l'Union Clodiense Chioggia Sottomarina, più comunemente conosciuta come "Union".
Questa società calcistica milita da anni ormai nel campionato di Serie D con discreti risultati: lo dimostra il fatto che sia riuscita nel tempo a mantenere la categoria e che in questa stagione 2019/'20 stesse lottando per salire in Serie C, traguardo raggiunto l'ultima volta negli anni '70.
Ma una piccola vittoria l'Union se l'è presa quest'anno, riuscendo a riportare allo Stadio Ballarin gli Ultras, la tifoseria dell Curva Sud Franco De Paolis che da sempre aveva accompagnato di questa squadra lagunare.
Ma tornando al presente, Chiara è riuscita a regalarmi niente meno che la felpa color granata da rappresentanza dell'Union Clodiense 2019/'20, marchiata Erreà.


In sostanza è la felpa che i calciatori utilizzano per andare a giocare le partite in casa ed in trasferta: mi piacciono moltissimo la serigrafia sulla manica "UNION CLODIENSE" e il cavalluccio ed il leone sul fianco.
La felpa è davvero comodissima ma in più è bellissimo averla ed usarla, l'Union nell'ultimo anno ha saputo entusiasmarmi ed avvicinarmi moltissimo al calcio dilettantistico.
In particolare ci sono molti talenti che giocano a Chioggia come il Vice Capitano Marco Cuomo, il centravanti argentino "El Rulo" Ferretti e l'esterno ex Padova Gerthoux!
Chissà se il campionato riprenderà, in caso sarebbe stupendo se i granata riuscissero a centrare una storica promozione.

sabato 4 aprile 2020

Rivivere il Grande Torino: Intervista al Museo Aldo e Dino Ballarin

Maglie, palloni, figurine, foto, chi più ne ha più ne metta. A me le memorabilia calcistiche fanno sempre sognare, a prescindere dalla squadra di appartenenza: mi danno la sensazione di rivivere i tempi andati, belli o brutti che fossero, e mi danno la possibilità di conoscere realtà che altrimenti, perse nel passato, non sarebbero mai arrivate ai giorni nostri.
Ecco perchè ogni qualvolta che ne ho la possibilità corro a vedere mostre e musei in ambito calcistico, per riscoprire la storia del mio sport preferito.
Negli ultimi anni, spunti per rivivere la storia del calcio me li ha offerti il Museo del calcio Fratelli Ballarin di Chioggia, grazie alle mostre legate principalmente al Grande Torino, il club che ha reso celebri i fratelli Aldo e Dino Ballarin, e alla squadra della loro città Chioggia, ovvero l'Union CS.


Superfluo dire quanto questi oggetti mi abbiano affascinato e quanto abbiano contribuito a far accrescere la mia curiosità attorno a questo mondo di football retrò.


Attraverso però le pagine del sito http://www.museoballarinchioggia.it/ ho avuto l'opportunità di conoscere Davide e Nicoletta, i fautori di questo bellissimo progetto denominato appunto "Museo del calcio Fratelli Ballarin di Chioggia", che si ripropone di ricostruire la storia incredibile dei due fratelli chioggiotti diventati leggenda assieme al Grande Torino, presumibilmente la squadra più forte che il calcio italiano abbia mai visto.


Non mi son lasciato sfuggire l'occasione di porre loro alcune mie domande/curiosità, a cui Davide e Nicoletta hanno prontamente risposto.
Ecco di seguito l'intervista!

1) Ci raccontate come è nata l'idea del Museo Aldo e Dino Ballarin?
Ho l’onore di essere la nipote di Dino (mio nonno) e Aldo Ballarin.
Questo onore in questi anni si è trasformato in missione: mantenere vivo il loro ricordo, per sempre.
Tutto è iniziato il 4 Maggio 1999 quando sono stata per la prima volta a Torino con la famiglia e il mio fidanzato (oggi marito) Davide, in occasione del cinquantesimo anniversario della tragedia di Superga. Era una giornata di pioggia incessante, vento e nebbia, proprio come “quel giorno” e per chi c’era cinquant’anni prima sembrava di rivivere la tragedia. Abbiamo partecipato alla S. Messa sul colle di Superga, proprio nella Basilica sul cui terrapieno si schiantò l’aereo; poi a turno siamo stati a vedere la lapide, che si trova proprio nel punto dello schianto. Siamo scesi a Torino e abbiamo visitato la Mostra preparata per l’occasione: ricordo la ruota dell’aereo, le scarpe e le maglie dei giocatori, i loro documenti e gli oggetti personali, la valigetta del massaggiatore… É stata un’esperienza emozionante e suggestiva: indimenticabile.
Naturalmente non ho potuto conoscere mio nonno: mia mamma Laura aveva solo sei mesi al momento della sciagura e nemmeno lei purtroppo ha molti ricordi del suo papà. 
É grazie a nonna Dina – sua moglie – ai suoi racconti e al materiale raccolto durante tutti questi anni se io e Davide ci siamo appassionati tanto al Grande Torino e ci impegniamo per fare in modo che il ricordo rimanga sempre acceso.
Parecchi anni fa abbiamo allestito un due siti internet: www.aldodinoballarin.net e www.ilgrandetorino.net. e un paio di anni fa il nuovo www.museoballarinchioggia.it.

Abbiamo allestito mostre dal 2005 al 2020 (vedi link http://www.aldodinoballarin.net/intro.htm) , pubblicato dei libretti e nel luglio 2005 è uscito il nostro libro “Aldo e Dino Ballarin, uniti per sempre”:128 pagine, racconta la storia dei due fratelli dalla tenera età fino all’incidente, il tutto accompagnato da numerose fotografie inedite dell’epoca. Prefazione di Franco Ossola e Angelo Padoan. Non siamo degli scrittori ma abbiamo lavorato con il cuore e nutriamo la speranza che questa opera possa trasmettere la nostra passione ai lettori e contribuire a rendere viva la memoria di quei grandi campioni … per sempre!


2) Nel corso del tempo avete allestito numerose mostre, molte delle quali hanno riscosso un buon successo in termini di visite. C'è un progetto o un sogno nel cassetto di rendere il Museo permanente? Futuri progetti?

Tutto il materiale pubblicato nel sito www.museoballarinchioggia.it fa parte dell'archivio familiare, e abbiamo ancora tanti cimeli da inserire. Il nostro sogno è quello di allestire, un giorno, un museo fisico perenne nella città natale di Aldo e Dino, Chioggia. Così il museo non sarebbe solo virtuale. Il progetto è di portare avanti la storia del calcio.

3) Quali sono rispettivamente il cimelio a cui è personalmente più legata e quale invece è secondo lei il più particolare?

I cimeli ai quali sono più legata sono le maglie indossate da Aldo e Dino, i biglietti dell'aereo del viaggio di Lisbona, le cartoline spedite da Lisbona ai loro cari.
Il cimelio più particolare: le lettere scritte fra Dino e Dina e i familiari a Chioggia.



4) In tutte le mostre che avete fatto c'è stata la presenza di materiale proveniente dall'Union CS (e dalle società antenate), ad evidenziare comunque il forte legame tra i fratelli Ballarin e la squadra della loro terra natale. Avete una sorta di collaborazione con l'Union CS?

I cimeli dell'Union CS visibili nelle mostre sono di provenienza familiare. Moltissimi materiali sono stati dati da un tifosissimo dell'Union CS: Raffaele Varagnolo, conosciuto con il nome di Brasile. I cimeli del Clodia e del Sottomarina sono stati raccolti da Davide, mio marito, attraverso gli ex giocatori.

5) Da quello che si evince dalle memorabilia e dai racconti dell'epoca, ma soprattutto da quello che ha potuto apprendere in questi anni di gestione del Museo, cosa aveva Il Grande Torino in più delle altre squadre che hanno fatto la storia del calcio?

Il Grande Torino non era solo la squadra più forte al mondo dal punto di vista calcistico, ma era un punto di riferimento per tutti i tifosi di un'Italia distrutta dalla guerra.
Era un momento di ripartenza e di ricostruzione: Il Grande Torino ha donato la forza di rinascita, vincendo lo scudetto per 5 anni consecutivi... solo il destino li fermò, nel culmine della sua bellezza.


6) C'è un cimelio che sognate di recuperare o di avere in un futuro nella vostra collezione?

Piacerebbe avere il biglietto dell’ultima partita del Torino contro il Benfica del 3/5/1949.

Un grosso grazie va a Nicoletta e Davide per la disponibilità e simpatia nel rispondere alle mie curiosità e per mettere a disposizione le foto di questo post: crediti delle stesse vanno al sito http://www.museoballarinchioggia.it/ .