Mi ricordo che la giornata era iniziata con l'idea di andare a visitare l'Emirates Stadium a nord di Londra, fare un giretto per Piccadilly e poi da Liverpool Street avviarsi all'aeroporto per tornare a casa.
Piccolo particolare: una volta svegliati io e la mia ragazza ci siamo ritrovati nel bel mezzo di uno sciopero della metro in cui un pò tutte le linee erano inutilizzabili. L'unica altra meta che conoscevo e che poteva essere raggiunta (attraverso la District Line) era Putney Bridge, la fermata più vicina allo stadio del Fulham, il vecchio Craven Cottage.
Una volta approvata la meta ci siamo avviati, il tragitto è stato un minimo lungo e non essendo mai stato in zona 2 a Londra non avevo idea che potesse essere così grande la città! Appena scesi abbiamo cercato le indicazioni per il Craven e abbiamo costeggiato il Tamigi seguendo la camminata in parte a Bishop's Park. Sembrava una stradina infinita e paradossalmente non riuscivamo a intravedere segni dell'impianto. Nonostante tutto chiedendo informazioni a passanti abbiamo accertato di essere nella strada giusta. Infatti poco più avanti ci siamo trovati davanti alla Putney End, il settore ospiti dello stadio. E' stato in pratica amore a prima vista vedere la Johnny Heynes Stand con la statua appunto di Johnny Haynes, che è per altro la parte vecchia del Craven. Lo stadio poi è situato in mezzo a un quartiere fantastico e il fatto che la squadra avesse appena compiuto l'impresa di essersi giocata la finale di Europa League faceva percepire l'entusiasmo della gente di Fulham.
Non essendo un "matchday" c'erano per la verità poche altre persone nei paraggi e dopo qualche foto di rito allo stadio abbiamo scoperto che lo store della squadra era aperto. A parte noi non c'era nessun altro dentro il negozio a parte i commessi e in questo modo abbiamo potuto vedere ogni singolo articolo della stagione 2010/11. Con le sterline che ci sono state restituite dall'albergo quella mattina (si erano dimenticati di pulire la stanza!!!) abbiamo preso la sciarpa celebrativa della finale di Amburgo di qualche mese prima contro l'Atletico Madrid. Alla cassa ci hanno anche regalato il match programme della partita del sabato prima contro l'Everton.
Io del ritorno ricordo semplicemente una felicità assurda perchè non mi sarei mai aspettato di visitare quel posto. Ripensando a quanto visto, la stradina verso la fermata della metro è stata brevissima.
Il giro a Fulham è stato del tutto casuale ma da allora ho sempre seguito la squadra, inoltre ho fatto il possibile per tornare a vedere una partita.
domenica 28 aprile 2013
lunedì 22 aprile 2013
Quella volta con Lello
All'epoca giocavo nei giovanissimi della Piovese, ero il capitano e c'era la possibilita di andare a giocare per il Calcio Padova: la cosa chiaramente mi esaltava e per tutta la stagione ho seguito le sorti della squadra della mia citta in serie C1, talvolta anche andando allo stadio.
Un pomeriggio di aprile ho anche convinto mio papà a vedere un allenamento del Padova a Bresseo, vicino ai colli Euganei.
Arrivati li avevo tutti i miei idoli a pochi passi e io e mio papà eravamo gli unici presenti all'allenamento. Noi e un vecchietto poco più in la. Un signore per la verità che aveva un'aria elegante e vagamente competente. Nel frattempo io ero già perso a vedere quei presunti campioni fare una partitella. Mio papà a un certo punto mi ha spiegato chi fosse il signore al mio fianco: Aurelio Scagnellato, capitano del Padova degli anni 50, quel Padova che giocava nell'Appiani, nella fossa dei leoni, come lo chiamavano. Quel Padova che ha schiantato una dietro l'altra Inter, Milan e Juventus e che in un'occasione è riuscito ad arrivare 3o in Serie A.
Mi sono avvicinato titubante al capitano per chiedere l'autografo, avevo infatti soltanto letto queste vicende su un libro, avevo visto le foto di lui da giovane e non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione.
Il signor Aurelio mi ha guardato con aria incuriosita e mi ha subito chiesto se sapessi chi fosse lui. Di fronte alla mia preparazione la curiosità ha lasciato spazio alla simpatia nei miei confronti. Come avrebbe fatto un nonno col suo nipote ha iniziato a raccontarmi di Pin, il portiere storico del Padova, di Blason lo stopper roccioso che ha fatto diventare grande Inter e la squadra patavina. Mi ha raccontato degli allenamenti al velodromo Monti, li in parte all'Appiani e del mister, el paron Nereo Rocco. Quante storie quel pomeriggio e quante partite storiche rivissute per bocca del recordman di presenze nella società di Padova.
Ad un certo punto mi ha chiesto se anche io giocassi a calcio. Alla mia risposta affermativa ha voluto sapere in che ruolo. Giocavo libero allora e il fatto che fossi capitano non ha fatto altro che aumentare la simpatia nei miei confronti.
All'improvviso mi ha chiesto di seguirlo fino alla sua macchina perchè voleva vedere se aveva un gagliardetto da regalarmi. Purtroppo non ne aveva più, ma non riusciva a darsi pace. Ecco che l'ho visto entrare negli spogliatoi e tornare fuori poco dopo con un sacchetto di carta con qualcosa accartocciato dentro. Nel frattempo si era accalcata gente a vedere l'allenamento e Aurelio mi ha raccomandato di aprire il pacco soltanto una volta salito in macchina. Come se non bastasse mi ha lasciato il numero di telefono perche se andavo a vedere una partita dei biancoscudati potevo andare in tribuna ovest con lui e i dirigenti. Inoltre voleva portarmi un poster di quel Padova glorioso di cui lui era il leader.
In macchina dato che ero curiosissimo ho aperto il sacchetto e ho trovato la 3a maglia del Padova della stagione precedente con il numero 6, quello del libero. Mi ha tolto il respiro vedere che Aurelio Scagnellato mi aveva regalato una maglia originale e usata dai giocatori che ammiravo.
Un paio di settimane dopo in occasione di Padova Reggiana gli ho telefonato e ci siamo dati appuntamento in tribuna ovest. Purtroppo lo stadio era stracolmo e non siamo riusciti a trovarci dato che non aveva un cellulare.
Da li non lo ho piu sentito, mi ha regalato un pomeriggio unico e ogni volta che prendo in mano la maglia nera riaffiorano tutti quei racconti che ha voluto condividere con me.
E una sera mio papa mi ha chiamato, tre anni dopo l'incontro con Aurelio..il capitano era mancato quel giorno. Ho provato una sensazione bruttissima come se se ne fosse andato un caro amico. Ma so che e solo andato a capitanare una squadra piu importante.
Forse la forza del grande Padova era la grandezza delle persone come Scagnellato, Blason, Rosa, Hamrin, Pin e Rocco..persone vere e soprattutto persone umane.
Mi sei mancato Lello, forse se ci fossero piu persone come te il calcio e il mondo sarebbero migliori.
In ogni caso grazie di tutto..
Un pomeriggio di aprile ho anche convinto mio papà a vedere un allenamento del Padova a Bresseo, vicino ai colli Euganei.
Arrivati li avevo tutti i miei idoli a pochi passi e io e mio papà eravamo gli unici presenti all'allenamento. Noi e un vecchietto poco più in la. Un signore per la verità che aveva un'aria elegante e vagamente competente. Nel frattempo io ero già perso a vedere quei presunti campioni fare una partitella. Mio papà a un certo punto mi ha spiegato chi fosse il signore al mio fianco: Aurelio Scagnellato, capitano del Padova degli anni 50, quel Padova che giocava nell'Appiani, nella fossa dei leoni, come lo chiamavano. Quel Padova che ha schiantato una dietro l'altra Inter, Milan e Juventus e che in un'occasione è riuscito ad arrivare 3o in Serie A.
Mi sono avvicinato titubante al capitano per chiedere l'autografo, avevo infatti soltanto letto queste vicende su un libro, avevo visto le foto di lui da giovane e non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione.
Il signor Aurelio mi ha guardato con aria incuriosita e mi ha subito chiesto se sapessi chi fosse lui. Di fronte alla mia preparazione la curiosità ha lasciato spazio alla simpatia nei miei confronti. Come avrebbe fatto un nonno col suo nipote ha iniziato a raccontarmi di Pin, il portiere storico del Padova, di Blason lo stopper roccioso che ha fatto diventare grande Inter e la squadra patavina. Mi ha raccontato degli allenamenti al velodromo Monti, li in parte all'Appiani e del mister, el paron Nereo Rocco. Quante storie quel pomeriggio e quante partite storiche rivissute per bocca del recordman di presenze nella società di Padova.
Ad un certo punto mi ha chiesto se anche io giocassi a calcio. Alla mia risposta affermativa ha voluto sapere in che ruolo. Giocavo libero allora e il fatto che fossi capitano non ha fatto altro che aumentare la simpatia nei miei confronti.
All'improvviso mi ha chiesto di seguirlo fino alla sua macchina perchè voleva vedere se aveva un gagliardetto da regalarmi. Purtroppo non ne aveva più, ma non riusciva a darsi pace. Ecco che l'ho visto entrare negli spogliatoi e tornare fuori poco dopo con un sacchetto di carta con qualcosa accartocciato dentro. Nel frattempo si era accalcata gente a vedere l'allenamento e Aurelio mi ha raccomandato di aprire il pacco soltanto una volta salito in macchina. Come se non bastasse mi ha lasciato il numero di telefono perche se andavo a vedere una partita dei biancoscudati potevo andare in tribuna ovest con lui e i dirigenti. Inoltre voleva portarmi un poster di quel Padova glorioso di cui lui era il leader.
In macchina dato che ero curiosissimo ho aperto il sacchetto e ho trovato la 3a maglia del Padova della stagione precedente con il numero 6, quello del libero. Mi ha tolto il respiro vedere che Aurelio Scagnellato mi aveva regalato una maglia originale e usata dai giocatori che ammiravo.
Un paio di settimane dopo in occasione di Padova Reggiana gli ho telefonato e ci siamo dati appuntamento in tribuna ovest. Purtroppo lo stadio era stracolmo e non siamo riusciti a trovarci dato che non aveva un cellulare.
Da li non lo ho piu sentito, mi ha regalato un pomeriggio unico e ogni volta che prendo in mano la maglia nera riaffiorano tutti quei racconti che ha voluto condividere con me.
E una sera mio papa mi ha chiamato, tre anni dopo l'incontro con Aurelio..il capitano era mancato quel giorno. Ho provato una sensazione bruttissima come se se ne fosse andato un caro amico. Ma so che e solo andato a capitanare una squadra piu importante.
Forse la forza del grande Padova era la grandezza delle persone come Scagnellato, Blason, Rosa, Hamrin, Pin e Rocco..persone vere e soprattutto persone umane.
Mi sei mancato Lello, forse se ci fossero piu persone come te il calcio e il mondo sarebbero migliori.
In ogni caso grazie di tutto..
mercoledì 17 aprile 2013
#MyFootballMemorabilia
Oggi ho visto in twitter che girava un ashtag, #MyFootballMemorabilia, dove un sacco di persone taggavano foto di oggetti di calcio che possiedono e che ritengono preziosi perchè storici o perchè provengono direttamente dalle mani di un giocatore (si parla sempre del campionato inglese).
Ho inevitabilmente ripensato alla mia collezione di ricordi calcistici e per restare in tema vorrei presentare in questo post gli autografi che mi hanno fatto i giocatori del Fulham FC in occasione della gara casalinga contro l'Aston Villa di questa stagione e che ritengo un vero e proprio cimelio di raccolta...anche se fatti dietro a dei voucher del Burger King. In allegato ho pure messo il biglietto della partita perchè anche quello lo ritengo un pezzo importante!
Ho deciso di disporli in ordine di apparizione, ovvero dal primo all'ultimo giocatore che mi hanno lasciato la firma.
Partendo dall'alto a sinistra c'è quello del mister Martin Jol, la prima persona che ho incrociato al Cottage appena sono arrivato. Quindi Richardson, il terzino che quest'anno ci ha regalato un punticino a Southampton, il terzo è invece quello di Chris Baird, il match winner di giornata! Il quarto giocatore che è passato è stato Hugo Rodallega, nonchè uno dei miei idoli che speravo di incontrare: lo stile è quello di un rapper, con cappellino, treccine inconfondibili e doppio orecchino. Poi è arrivato Steve Sidwell, con le sue espressioni a dir poco strane ma con anche grande disponibilità nei confronti di noi tifosi che aspettavamo fuori. In seguito sono passati Somogyi il portiere e il centrale di difesa ex Milan Senderos. Il più simpatico secondo me è stato senz'altro Karagounis che al mio "Forza Inter!" mi ha guardato con uno sguardo divertito e di consenso. Schwarzer è arrivato con a seguito tutta la famiglia poco prima del capitano Brede Hangheland: in effetti questo era uno dei più attesi, il giocatore più rappresentativo della squadra di South West London. Stockdale, il secondo portiere è arrivato con i guantoni sotto braccio, devo essere sincero, avrei fatto di tutto per averli! Hanno chiuso la parata Hughes, Diarra (l'unico in giacca mentre gli altri giocatori vestivano la tuta del Fulham), Kasami e Petric.
Ho inevitabilmente ripensato alla mia collezione di ricordi calcistici e per restare in tema vorrei presentare in questo post gli autografi che mi hanno fatto i giocatori del Fulham FC in occasione della gara casalinga contro l'Aston Villa di questa stagione e che ritengo un vero e proprio cimelio di raccolta...anche se fatti dietro a dei voucher del Burger King. In allegato ho pure messo il biglietto della partita perchè anche quello lo ritengo un pezzo importante!
Ho deciso di disporli in ordine di apparizione, ovvero dal primo all'ultimo giocatore che mi hanno lasciato la firma.
Partendo dall'alto a sinistra c'è quello del mister Martin Jol, la prima persona che ho incrociato al Cottage appena sono arrivato. Quindi Richardson, il terzino che quest'anno ci ha regalato un punticino a Southampton, il terzo è invece quello di Chris Baird, il match winner di giornata! Il quarto giocatore che è passato è stato Hugo Rodallega, nonchè uno dei miei idoli che speravo di incontrare: lo stile è quello di un rapper, con cappellino, treccine inconfondibili e doppio orecchino. Poi è arrivato Steve Sidwell, con le sue espressioni a dir poco strane ma con anche grande disponibilità nei confronti di noi tifosi che aspettavamo fuori. In seguito sono passati Somogyi il portiere e il centrale di difesa ex Milan Senderos. Il più simpatico secondo me è stato senz'altro Karagounis che al mio "Forza Inter!" mi ha guardato con uno sguardo divertito e di consenso. Schwarzer è arrivato con a seguito tutta la famiglia poco prima del capitano Brede Hangheland: in effetti questo era uno dei più attesi, il giocatore più rappresentativo della squadra di South West London. Stockdale, il secondo portiere è arrivato con i guantoni sotto braccio, devo essere sincero, avrei fatto di tutto per averli! Hanno chiuso la parata Hughes, Diarra (l'unico in giacca mentre gli altri giocatori vestivano la tuta del Fulham), Kasami e Petric.
lunedì 15 aprile 2013
Quell'acquisto non programmato!
Alla vigilia della partita Fulham-Aston Villa dello scorso 20 ottobre mi trovavo in quel di Carnaby Street a Londra per visitare quella zona che la precedente volta che ero stato nella capitale non avevo visto.
Andando in cerca di un supermercato aperto e di una farmacia mi sono imbattuto nel Soccer Scene più grande della città: due piani interamente dedicati al football!
L'orario era praticamente quello di chiusura quando, rovistando tra i numerosissimi completi esposti, vedo un paio di pantaloncini a £6. Osservo meglio e vedo che sono quelli dei villans della stagione scorsa.
Ho pensato subito di comprarli e dopo una veloce valutazione sull'acquisto con la mia ragazza ho deciso di prenderli. Ma non ero del tutto soddisfatto..effettivamente mancava la personalizzazione e con sole £3 potevo avere i pantaloncini di un giocatore dell'Aston Villa.
Essendo il mio numero di maglia ed essendo Ciaran Clark il mio giocatore preferito della squadra di Birmingham ho deciso di stampare il numero 6.
Il problema è stato capire con i commessi del negozio il colore della stampa dei calzoncini del Villa. Verificato sull' iphone di un ragazzo che si trattava di una stampa nera in 15 minuti i pantaloncini sarebbero stati pronti.
Unico aspetto negativo della vicenda è stato battibeccare con i commessi che stavano chiudendo il negozio per avere in serata la personalizzazione finita.
Nonostante tutto sono stato felicissimo di avere un pezzo del kit degli avversari che avrei visto il giorno dopo al Craven Cottage.
Andando in cerca di un supermercato aperto e di una farmacia mi sono imbattuto nel Soccer Scene più grande della città: due piani interamente dedicati al football!
L'orario era praticamente quello di chiusura quando, rovistando tra i numerosissimi completi esposti, vedo un paio di pantaloncini a £6. Osservo meglio e vedo che sono quelli dei villans della stagione scorsa.
Ho pensato subito di comprarli e dopo una veloce valutazione sull'acquisto con la mia ragazza ho deciso di prenderli. Ma non ero del tutto soddisfatto..effettivamente mancava la personalizzazione e con sole £3 potevo avere i pantaloncini di un giocatore dell'Aston Villa.
Essendo il mio numero di maglia ed essendo Ciaran Clark il mio giocatore preferito della squadra di Birmingham ho deciso di stampare il numero 6.
Il problema è stato capire con i commessi del negozio il colore della stampa dei calzoncini del Villa. Verificato sull' iphone di un ragazzo che si trattava di una stampa nera in 15 minuti i pantaloncini sarebbero stati pronti.
Unico aspetto negativo della vicenda è stato battibeccare con i commessi che stavano chiudendo il negozio per avere in serata la personalizzazione finita.
Nonostante tutto sono stato felicissimo di avere un pezzo del kit degli avversari che avrei visto il giorno dopo al Craven Cottage.
giovedì 11 aprile 2013
Potevo vincere una partita di Premier League...e invece
Non ricordo esattamente quando era uscito questo concorso fatto sta che da allora ho iniziato a guardarmi attorno se ci fossero possibilità di vincere qualcosa legata al calcio.
Penso circa un paio di anni fa la Barclays, nota banca inglese e sponsor della Premier League, ha indetto questa opportunità di vincere un soggiorno a Londra per 2 persone con annessa partita tramite il concorso "Azione Vincente". Nato per pubblicizzare la banca in Italia, per aderirvi bastava semplicemente registrarsi nel sito e aspettare la data dell'estrazione. Una volta iscritto mi è arrivata la mail di conferma e con questa anche l'avviso che da un certo giorno sarebbe stato disponibile presso le filiali Barclays un gadget della Barclays Premier League.
Dal momento che tutte le mattine per andare a lezione all'università passavo davanti la filiale di Padova, il giorno stabilito mi sono recato incuriositissimo a riscuotere il gadget!
Appena entrato alla mia richiesta le ragazze si sono guardate come se stessi chiedendo chissacosa..ma dopo essersi in un certo senso scusate per il basso valore del gadget hanno tirato fuori una pallina antistress della Premier League con tanto di logo stampato.
Be non che ci si potesse aspettare molto di più, io sono stato contento ugualmente!
Ah, per la cronaca..non ho vinto ne viaggio ne felpe (che erano il secondo premio)! L'importante è partecipare..
Penso circa un paio di anni fa la Barclays, nota banca inglese e sponsor della Premier League, ha indetto questa opportunità di vincere un soggiorno a Londra per 2 persone con annessa partita tramite il concorso "Azione Vincente". Nato per pubblicizzare la banca in Italia, per aderirvi bastava semplicemente registrarsi nel sito e aspettare la data dell'estrazione. Una volta iscritto mi è arrivata la mail di conferma e con questa anche l'avviso che da un certo giorno sarebbe stato disponibile presso le filiali Barclays un gadget della Barclays Premier League.
Dal momento che tutte le mattine per andare a lezione all'università passavo davanti la filiale di Padova, il giorno stabilito mi sono recato incuriositissimo a riscuotere il gadget!
Appena entrato alla mia richiesta le ragazze si sono guardate come se stessi chiedendo chissacosa..ma dopo essersi in un certo senso scusate per il basso valore del gadget hanno tirato fuori una pallina antistress della Premier League con tanto di logo stampato.
Be non che ci si potesse aspettare molto di più, io sono stato contento ugualmente!
Ah, per la cronaca..non ho vinto ne viaggio ne felpe (che erano il secondo premio)! L'importante è partecipare..
mercoledì 10 aprile 2013
San Siro Store & compleanno
Mi è capitato più di qualche volta di sentire persone che sono andate a S.Siro e che non hanno visitato lo store dello stadio. Premetto che anche io la prima volta non ci sono stato, il problema è che all'epoca non avevo internet e non avevo nemmeno idea che potesse esistere uno store dell'Inter.
Da quando ho saputo dell'esistenza la prima cosa che facevo ogni volta che ero a Milano era fiondarmi dentro questo negozio in prossimità dell'ingresso 15 dello Stadio G.Meazza.
Per la verità, la prima volta che l'ho visto sono stato deluso perché lo spazio espositivo veniva condiviso con i cugini rossoneri ma non importava, c'era di tutto e di più. Con l'andare del tempo ho realizzato che comunque il San Siro Store aveva molto da invidiare agli altri negozi di squadre!
Nonostante tutto ricordo innumerevoli acquisti prima delle partite casalinghe dell'Inter, in particolare vorrei raccontare dell'ultima volta che ci sono stato, appena un mese fa.
E' dalla presentazione delle maglie di quest'anno che desidero qualcosa della divisa away dell'Inter, trovo esaltante che la mia squadra giochi con un colore tanto lontano dalle sue origini, e trovo anche che tra un pò di anni questa divisa possa anche essere ricordata storicamente per la sua peculiarità.
Dicevo, quel giorno la mia ragazza era entrata senza farmi sapere nulla dentro lo store e, data la vicinanza del mio compleanno, non mi era dato sapere cosa avesse portato fuori. Ho dovuto aspettare la bellezza di dieci-dico-dieci giorni prima di vedere cosa aveva tramato ancora una volta.
Una volta scartati i numerosi pacchetti mi sono ritrovato davanti i pantaloncini rossi che bramavo da molto tempo e la patch celebrativa dei 105 anni dell'Inter.
I pantaloncini creati con la tecnologia della Nike Dri-Fit hanno delle bande laterali di un materiale gommoso e lo scudetto è ricamato. La patch in plastica rappresenta, con un font che richiama quello dello stemma di Muggiani dell'Inter, il numero 105 e riporta la data di fondazione di FC Internazionale, 1908, e la data dell'attuale stagione, 2013, oltre ovviamente il nome della squadra.
Due oggetti veramente storici e importanti di questa stagione, che magari un giorno potrebbero avere un valore. Per me senz'altro un valore ce l'hanno già ora!
Per quanto mi riguarda ho visitato lo store solo qualche minuto dopo, quando ho aiutato il mio amico a personalizzare una maglia home nerazzurra.
Da quando ho saputo dell'esistenza la prima cosa che facevo ogni volta che ero a Milano era fiondarmi dentro questo negozio in prossimità dell'ingresso 15 dello Stadio G.Meazza.
Per la verità, la prima volta che l'ho visto sono stato deluso perché lo spazio espositivo veniva condiviso con i cugini rossoneri ma non importava, c'era di tutto e di più. Con l'andare del tempo ho realizzato che comunque il San Siro Store aveva molto da invidiare agli altri negozi di squadre!
Nonostante tutto ricordo innumerevoli acquisti prima delle partite casalinghe dell'Inter, in particolare vorrei raccontare dell'ultima volta che ci sono stato, appena un mese fa.
E' dalla presentazione delle maglie di quest'anno che desidero qualcosa della divisa away dell'Inter, trovo esaltante che la mia squadra giochi con un colore tanto lontano dalle sue origini, e trovo anche che tra un pò di anni questa divisa possa anche essere ricordata storicamente per la sua peculiarità.
Dicevo, quel giorno la mia ragazza era entrata senza farmi sapere nulla dentro lo store e, data la vicinanza del mio compleanno, non mi era dato sapere cosa avesse portato fuori. Ho dovuto aspettare la bellezza di dieci-dico-dieci giorni prima di vedere cosa aveva tramato ancora una volta.
Una volta scartati i numerosi pacchetti mi sono ritrovato davanti i pantaloncini rossi che bramavo da molto tempo e la patch celebrativa dei 105 anni dell'Inter.
I pantaloncini creati con la tecnologia della Nike Dri-Fit hanno delle bande laterali di un materiale gommoso e lo scudetto è ricamato. La patch in plastica rappresenta, con un font che richiama quello dello stemma di Muggiani dell'Inter, il numero 105 e riporta la data di fondazione di FC Internazionale, 1908, e la data dell'attuale stagione, 2013, oltre ovviamente il nome della squadra.
Due oggetti veramente storici e importanti di questa stagione, che magari un giorno potrebbero avere un valore. Per me senz'altro un valore ce l'hanno già ora!
Per quanto mi riguarda ho visitato lo store solo qualche minuto dopo, quando ho aiutato il mio amico a personalizzare una maglia home nerazzurra.
venerdì 5 aprile 2013
Ho scoperto gli arieti
Mi piacciono gli arieti, è il mio segno zodiacale. Le pecore poi mi stanno simpatiche.
Un sabato pomeriggio stavo vedendo una partita di NPower Championship a casa e ricordo che tra le due squadre c'era senz'altro il Derby County. Non stavo tifando per nessuno quando la telecamera zoomma sulla divisa dei giocatori in maglia bianca e spunta lo stemma...un cerchio con dentro l'immagine di quella che in un primo momento sembrava una pecora. E' stato quasi un colpo di fulmine, ho iniziato a tifare per il Derby in quella partita, probabilmente per questa simpatia. Giocava anche un biondo che il cronista aveva definito "il cattivo del calcio inglese", un certo Robbie Savage, strafottente all'immagine ma di certo un gran trascinatore in campo: tra le altre cose vestiva la fascia da capitano. Come fare a non essere affascinati da questa squadra che attaccava incessantemente e combatteva su ogni pallone? Da quel momento ho iniziato a informarmi sul Derby, ho scoperto innanzi tutto che la pecora non era una pecora ma un ariete, ho scoperto che ha anche vinto il campionato inglese e che i giocatori sono chiamati rams, arieti!
Ovviamente, dato che le mie passioni devono essere condivise ho parlato alla mia ragazza di tutto questo. Anche a lei stava simpatica la squadra, per quanto a una ragazza può interessare l'argomento.
A Natale di quest'anno però, memore evidentemente di quanto mi interessasse avere qualcosa della squadra del Derbyshire, mi ha fatto trovare sotto l'albero la sciarpetta e la matita del Derby. Ci speravo da tempo che mi arrivasse qualcosa del genere ma non avrei mai pensato che questo desiderio si sarebbe mai avverato.
Ora come ora mi piacerebbe andare a visitare i luoghi principali del Derby come lo stadio Pride Park, e magari il museo della squadra. Infatti mi sono documentato anche su Bryan Clough che ha fatto letteralmente la storia del club, portandola prima nella massima serie, per poi andare a giocarsi il titolo contro gli odiati rivali del Leeds United. Ho guardato il film e ho anche acquistato il libro de "Il maledetto United".
Non saprò mai se sono l'unico appassionato del DCFC italiano, a me piace comunque seguirlo..Come on you Rams!
Un sabato pomeriggio stavo vedendo una partita di NPower Championship a casa e ricordo che tra le due squadre c'era senz'altro il Derby County. Non stavo tifando per nessuno quando la telecamera zoomma sulla divisa dei giocatori in maglia bianca e spunta lo stemma...un cerchio con dentro l'immagine di quella che in un primo momento sembrava una pecora. E' stato quasi un colpo di fulmine, ho iniziato a tifare per il Derby in quella partita, probabilmente per questa simpatia. Giocava anche un biondo che il cronista aveva definito "il cattivo del calcio inglese", un certo Robbie Savage, strafottente all'immagine ma di certo un gran trascinatore in campo: tra le altre cose vestiva la fascia da capitano. Come fare a non essere affascinati da questa squadra che attaccava incessantemente e combatteva su ogni pallone? Da quel momento ho iniziato a informarmi sul Derby, ho scoperto innanzi tutto che la pecora non era una pecora ma un ariete, ho scoperto che ha anche vinto il campionato inglese e che i giocatori sono chiamati rams, arieti!
Ovviamente, dato che le mie passioni devono essere condivise ho parlato alla mia ragazza di tutto questo. Anche a lei stava simpatica la squadra, per quanto a una ragazza può interessare l'argomento.
A Natale di quest'anno però, memore evidentemente di quanto mi interessasse avere qualcosa della squadra del Derbyshire, mi ha fatto trovare sotto l'albero la sciarpetta e la matita del Derby. Ci speravo da tempo che mi arrivasse qualcosa del genere ma non avrei mai pensato che questo desiderio si sarebbe mai avverato.
Ora come ora mi piacerebbe andare a visitare i luoghi principali del Derby come lo stadio Pride Park, e magari il museo della squadra. Infatti mi sono documentato anche su Bryan Clough che ha fatto letteralmente la storia del club, portandola prima nella massima serie, per poi andare a giocarsi il titolo contro gli odiati rivali del Leeds United. Ho guardato il film e ho anche acquistato il libro de "Il maledetto United".
Non saprò mai se sono l'unico appassionato del DCFC italiano, a me piace comunque seguirlo..Come on you Rams!
martedì 2 aprile 2013
La maglia del Portogallo a Euro 2012
Stasera si riparte con la Champions, i grandi giocatori mi fanno inevitabilmente pensare a Cristiano Ronaldo, campione portoghese del Real Madrid, nonché capitano della selezione del suo paese ovvero il Portogallo.
Durante Euro 2012 mia mamma si trovava proprio in Portogallo, in particolare a Coimbra, quando la squadra del paese iberico veniva guidata dalla sua stella alla semifinale della competizione.
Io a casa seguivo più possibile gli europei ma ero molto impegnato con la stesura della mia tesi di laurea e dallo stage che stavo svolgendo; tuttavia ero veramente interessato e incuriosito dalla maglia che vestivano i giocatori portoghesi in trasferta: era bianca con una croce centrale per metà verde e per l'altra metà vinaccia. Ora, premesso che a me piacciono circa il 90% delle divise che vedo, non significa che se ne vedo una di particolarmente bella non la sappia distinguere dalle altre! Di per se rompeva con la tradizionale casacca completamente bianca con qualche bordino dei colori della bandiera lusitana.
La sera quando mia mamma era tornata mi ha fatto trovare la maglia dentro un sacchetto, vi lascio immaginare l'esaltazione una volta che l'ho vista: non me lo sarei mai aspettato sinceramente dato che non avevo mai confessato a nessuno che quella maglia mi sarebbe piaciuto molto averla.
Il tessuto della maglia è stranissimo, soprattutto nella parte interna, e all'altezza del colletto internamente c'è un simbolo particolare e sferico che rappresenta la sfera armillare, elemento significativo nella cultura dello stato iberico.
Inoltre approfittando della competizione di Euro 2012, mi aveva portato un giornale di calcio in portoghese nel quale veniva esaltata l'impresa della semifinale e una lattina di Coca Cola dai colori verde e rosso.
A poco è valsa la mia simpatia per i lusitani...quella sera sono usciti essendo stati battuti dalle furie rosse spagnole che avrebbero poi vinto la competizione sbaragliando in finale anche l'Italia.
Durante Euro 2012 mia mamma si trovava proprio in Portogallo, in particolare a Coimbra, quando la squadra del paese iberico veniva guidata dalla sua stella alla semifinale della competizione.
Io a casa seguivo più possibile gli europei ma ero molto impegnato con la stesura della mia tesi di laurea e dallo stage che stavo svolgendo; tuttavia ero veramente interessato e incuriosito dalla maglia che vestivano i giocatori portoghesi in trasferta: era bianca con una croce centrale per metà verde e per l'altra metà vinaccia. Ora, premesso che a me piacciono circa il 90% delle divise che vedo, non significa che se ne vedo una di particolarmente bella non la sappia distinguere dalle altre! Di per se rompeva con la tradizionale casacca completamente bianca con qualche bordino dei colori della bandiera lusitana.
La sera quando mia mamma era tornata mi ha fatto trovare la maglia dentro un sacchetto, vi lascio immaginare l'esaltazione una volta che l'ho vista: non me lo sarei mai aspettato sinceramente dato che non avevo mai confessato a nessuno che quella maglia mi sarebbe piaciuto molto averla.
Il tessuto della maglia è stranissimo, soprattutto nella parte interna, e all'altezza del colletto internamente c'è un simbolo particolare e sferico che rappresenta la sfera armillare, elemento significativo nella cultura dello stato iberico.
Inoltre approfittando della competizione di Euro 2012, mi aveva portato un giornale di calcio in portoghese nel quale veniva esaltata l'impresa della semifinale e una lattina di Coca Cola dai colori verde e rosso.
A poco è valsa la mia simpatia per i lusitani...quella sera sono usciti essendo stati battuti dalle furie rosse spagnole che avrebbero poi vinto la competizione sbaragliando in finale anche l'Italia.
lunedì 1 aprile 2013
Il passato dell'Arsenal
A nord di Londra la fanno da padroni quelli dell'Arsenal, abbandonato Highbury, i Gooners si sono trasferiti un pò più in la a Drayton Park dove sorge in nuovissimo Emirates Stadium e dove i padroni di casa dal loro trasloco non hanno ancora vinto qualcosa di importante.
Ci tenevo a dedicare questo post all'Arsenal perchè è da quando ero piccolo che questa squadra ha iniziato ad affascinarmi, da quando Paolo Villaggio in "Io no spik inglish" è stato convinto dai ragazzini del college a seguire la sua Sampdoria in una partita di Coppa proprio ad Highbury. E' stata poi la classe di Henry a farmi continuare a seguire le sorti di questa squadra e infine la simpatia per il russo Arshavin che a suon di goal durante i suoi orimi 6 mesi all'ombra del Big Ben.
Il fatto poi che fosse nato questo nuovo stadio che di per se dalle foto sembrava un'opera eccezionale mi aveva fatto ripromettere che il prima possibile avrei visitato la terra dei Gooners.
Quella mattina a Londra sono smontato dalla metro Highbury & Islington con la mia ragazza e ci aspettavamo di notare subito l'imponenza dell'impianto sportivo, invece abbiamo dovuto percorrere una strada piena di fast food prima di vedere le prime tracce di Arsenal: il pub the Lamb esponeva una maglia degli anni '90 e grazie a questo segnale abbiamo capito che eravamo nella giusta strada. Infatti il dubbio che stessimo andando in direzioni sbagliate era venuto dopo che per 10 minuti ancora non vedevamo il minimo segno dell'Emirates.
Una volta intravisto è stato un attimo raggiungerlo. Da davanti spiccavano i cannoni tipici della squadra biancorossa e il pavimento adiacente lo stadio era tappezzato di mattonelle celebrative dedicate ai grandi fan della squadra: idea di per se molto bella se non fosse che queste mattonelle, quasi perennemente bagnate dalla pioggia che cade su Londra, rendevano la superficie tremendamente scivolosa.
Fatto un rapido giro nello store dell'Arsenal e comprato giusto qualche ricordino ci siamo diretti al museo nel quale ero sicuro ci sarebbe stato ogni ben di Dio per ogni appassionato di calcio!
Ci è stato dato un pass a testa, quindi abbiamo potuto iniziare la visita: appena entrati ci siamo imbattuti nella statua di Herbert Chapman, figura storica del club. Quindi proseguendo abbiamo visto i cappellini di quando i giocatori venivano convocati in nazionale (i famosi caps), maglie storiche, la statua di Charlie George celebrativa del suo goal contro il Liverpool, le scarpe di Michael Thomas, e molto altro. Nell'ultima stanza invece c'erano vari accessori di Chapman, il centrocampo di Highbury e un completo molto vecchio dell'Arsenal di quando ancora i calzettoni prevedevano una parte in blue navy. E poi ancora palloni d'epoca e scarpe vecchissime in cuoio che venivano messe in antitesi con quelle nuove di Cesc Fabregas, il capitano fino a 2 anni fa della squadra.
Personalmente credo di non aver mai visto un così piccolo spazio espositivo contenente una così grande quantità di materiale calcistico storico. Sicuramente trovandosi a Londra consiglio a chiunque di fare un salto al museo dell'Arsenal!
Usciti, abbiamo fatto un veloce giro attorno allo stadio in cui sventolavano bandiere raffiguranti immagini dei giocatori della rosa attuale, inoltre proprio dietro l'Emirates Stadium c'è una recentissima statua di Thierry Henry, bandiera del club, e un cartellone lunghissimo che unisce le formazioni del passato a quelle attuali come ad indicare la continuità della tradizione storico/calcistica dei Gooners.
Un bel tuffo nel passato dell'Arsenal...
Ci tenevo a dedicare questo post all'Arsenal perchè è da quando ero piccolo che questa squadra ha iniziato ad affascinarmi, da quando Paolo Villaggio in "Io no spik inglish" è stato convinto dai ragazzini del college a seguire la sua Sampdoria in una partita di Coppa proprio ad Highbury. E' stata poi la classe di Henry a farmi continuare a seguire le sorti di questa squadra e infine la simpatia per il russo Arshavin che a suon di goal durante i suoi orimi 6 mesi all'ombra del Big Ben.
Il fatto poi che fosse nato questo nuovo stadio che di per se dalle foto sembrava un'opera eccezionale mi aveva fatto ripromettere che il prima possibile avrei visitato la terra dei Gooners.
Quella mattina a Londra sono smontato dalla metro Highbury & Islington con la mia ragazza e ci aspettavamo di notare subito l'imponenza dell'impianto sportivo, invece abbiamo dovuto percorrere una strada piena di fast food prima di vedere le prime tracce di Arsenal: il pub the Lamb esponeva una maglia degli anni '90 e grazie a questo segnale abbiamo capito che eravamo nella giusta strada. Infatti il dubbio che stessimo andando in direzioni sbagliate era venuto dopo che per 10 minuti ancora non vedevamo il minimo segno dell'Emirates.
Una volta intravisto è stato un attimo raggiungerlo. Da davanti spiccavano i cannoni tipici della squadra biancorossa e il pavimento adiacente lo stadio era tappezzato di mattonelle celebrative dedicate ai grandi fan della squadra: idea di per se molto bella se non fosse che queste mattonelle, quasi perennemente bagnate dalla pioggia che cade su Londra, rendevano la superficie tremendamente scivolosa.
Fatto un rapido giro nello store dell'Arsenal e comprato giusto qualche ricordino ci siamo diretti al museo nel quale ero sicuro ci sarebbe stato ogni ben di Dio per ogni appassionato di calcio!
Ci è stato dato un pass a testa, quindi abbiamo potuto iniziare la visita: appena entrati ci siamo imbattuti nella statua di Herbert Chapman, figura storica del club. Quindi proseguendo abbiamo visto i cappellini di quando i giocatori venivano convocati in nazionale (i famosi caps), maglie storiche, la statua di Charlie George celebrativa del suo goal contro il Liverpool, le scarpe di Michael Thomas, e molto altro. Nell'ultima stanza invece c'erano vari accessori di Chapman, il centrocampo di Highbury e un completo molto vecchio dell'Arsenal di quando ancora i calzettoni prevedevano una parte in blue navy. E poi ancora palloni d'epoca e scarpe vecchissime in cuoio che venivano messe in antitesi con quelle nuove di Cesc Fabregas, il capitano fino a 2 anni fa della squadra.
Personalmente credo di non aver mai visto un così piccolo spazio espositivo contenente una così grande quantità di materiale calcistico storico. Sicuramente trovandosi a Londra consiglio a chiunque di fare un salto al museo dell'Arsenal!
Usciti, abbiamo fatto un veloce giro attorno allo stadio in cui sventolavano bandiere raffiguranti immagini dei giocatori della rosa attuale, inoltre proprio dietro l'Emirates Stadium c'è una recentissima statua di Thierry Henry, bandiera del club, e un cartellone lunghissimo che unisce le formazioni del passato a quelle attuali come ad indicare la continuità della tradizione storico/calcistica dei Gooners.
Un bel tuffo nel passato dell'Arsenal...
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