Da quando ero ragazzino ho sempre avuto una grande passione che si è sempre ben sposata con il calcio, ovvero quella per il Regno Unito ed, in particolare, per l'Inghilterra del Nord.
Da qualche anno a questa parte, ad accompagnare questa mia fissa ci ha pensato un forum di altrettanta gente che, al pari mio, non perde occasione per volare oltre-Manica e godersi quei luoghi per noi unici, informarsi su che acquisto ha fatto il Manchester United piuttosto che il meno blasonato Abbey Hey FC, discutere sulla cultura britannica in genere, tra musica, abbigliamento, film e quant'altro.
Tutta questa premessa per introdurre l'artefice di Rule Britannia Forum, Sergio Tagliabue, aka "Conor Adam", graditissimo ospite di questa intervista nel mio blog in quanto autore di un libro appena uscito e chiamato "Una nuova alba", edito da Urbone Publishing.
La presentazione del forum è d'obbligo in quanto, grazie a questo, sono riuscito ad alimentare la mia costante curiosità legata al football britannico e a capire quanta dedizione ci sia dietro questo mondo, spesso e volentieri stimolata dallo stesso Conor.
E' per questo motivo che un romanzo ambientato nell'Inghilterra operaia degli anni '70, nato dalla penna (adesso forse si dovrebbe dire tastiera..?) di una persona come Conor, non può che essere un viaggio appassionante e nel quale ci si riesce totalmente ad immergere in una realtà che si confà alla grande con ogni persona che abbia questi luoghi nel cuore.
Se poi si aggiunge il contorno calcistico di una squadra come lo Stockport County FC, la musica del Joy Division e lo stile casual degli anni '70, il gioco è fatto!
Di questo e moltissimo altro parla "Una nuova alba", ma data la persistente curiosità, non ho potuto esimermi dal fare qualche domanda a Conor, nella volontà di approfondire il più possibile ciò che c'è dietro la stesura di questo originale racconto.
E’ la storia di mia fantasia di un gruppo di giovani amici che alla fine degli anni 70 a Manchester seguono la loro squadra locale di calcio, lo Stockport County, ma che sono anche alla ricerca di qualcosa di nuovo e di più stimolante che li possa far distinguere dal resto della tifoseria più tradizionale. Con l’arrivo in città della punk band dei Sex Pistols a Manchester si accende una nuova luce, nasce un nuovo entusiasmo che spinge giovani musicisti a formare nuove band, ma anche una nuova mentalità che porta i ragazzi a volersi differenziare anche dal punto di vista del loro look per apparire migliori , questo nuovo spirito si sposta anche nelle terraces degli stadi del nord Inghilterra ed è così che anche Damon, il protagonista della mia storia, si fa coinvolgere e con i suoi amici abbraccia in pieno questo stile che anni più tardi verrà battezzato dalla rivista “The Face” con il termine “Casuals”, una sottocultura nata in silenzio e senza proclami nei sottofondi della working class. Nel racconto della vita quotidiana di questi ragazzi, dei loro problemi e dei loro sentimenti,il romanzo ripercorre le stagioni dello Stockport County tra il 1975 ed il 1980 ed i concerti dei Joy Division, band formatasi proprio in quegli anni, diventata poi leggenda e simbolo del nuovo fenomeno musicale definito “post punk”. In particolare nel romanzo si analizza la personalità di Damon, un ragazzo inquieto ed enigmatico, sempre afflitto dai dubbi riguardanti il suo rapporto con la violenza e con l’amore, la musica dei Joy Division ed i testi di Ian Curtis, il cantante della band, lo aiutano nelle sue riflessioni ed a fare certe scelte, arriverà ad avere con lui un rapporto “virtuale” di amicizia e, pur senza mai conoscerlo veramente di persona, si affiderà alle sue parole fino a soffrire per lui quando prenderà una tragica decisione.
2) Quando nasce l'idea di questo libro e quando hai maturato la consapevolezza che si sarebbe potuto concretizzare?
Ho sempre amato scrivere, sin dai tempi della scuola, e, nonostante fossi orgoglioso del mio primo libro dedicato al mio tifo per la mia squadra inglese di calcio, il Preston North End, non sentivo di aver scritto qualcosa di completamente mio, da anni desideravo cimentarmi in una storia tutta mia, in un vero e proprio romanzo di mia fantasia nel quale mi sarei anche voluto in qualche modo sentire parte di esso immedesimandomi in uno dei personaggi parlando quindi di qualcosa che avevo a cuore. Avevo tante idee per la testa, ma alla fine ho capito che dovevo seguire le mie passioni e quindi il calcio inglese, la musica e la cultura dei “Casuals”, come detto, un fenomeno nato nel Nord Inghilterra alla fine degli anni 70, uno stile di abbigliamento che seguo in pieno, ma soprattutto una mentalità, un modo di vivere. Calcio inglese, musica e Casuals sono tra l’altro argomenti che conosco molto bene e quindi non avrei nemmeno avuto bisogno di documentarmi più di tanto, avrei dovuto più che altro seguire le esperienze vissute in prima persona ed affidarmi al mio cuore. Mentre scrivevo il libro mi ripetevo che stavo scrivendo qualcosa che ho sempre desiderato leggere, speravo che qualcuno pubblicasse un libro del genere, lo volevo talmente tanto che alla fine l’ho fatto io. Quando nella mia mente e nei miei appunti sono riuscito a costruire una storia intorno a queste mie passioni allora ho capito che veramente potevo concretizzare la mia idea, non avevo ancora in testa tutto, non sapevo nemmeno come far terminare il romanzo, ma le idee mi sono venute di volta in volta mentre scrivevo, cercavo degli episodi storici di quel periodo per poi far coincidere degli avvenimenti descritti nella storia dei miei personaggi. Devo dire che poi mi sono deciso a mettermi a scrivere in modo serio nel periodo della quarantena dovuta al Covid-19, un periodo triste e duro per tutti, ma che sono riuscito in qualche modo a superare anche grazie a questo libro, avevo tanto tempo a disposizione e ne ho dedicato tantissimo alla sua stesura, non riuscivo a smettere, continuavano ad arrivare nuove idee, continuavo a rileggerlo fino ad ora tarda e mi svegliavo presto con la voglia di scrivere.
3) Stockport è sicuramente una delle cittadine più caratteristiche del Lancashire, c'è qualcosa dietro la scelta di ambientare li la trama?
Amo tutta l’Inghilterra e la Gran Bretagna, ho viaggiato molto e visitato tantissime città, ma devo dire che nel Lancashire ho parte del mio cuore anche per il già citato amore per il Preston North End; penso comunque che la zona del Lake District sia quella più affascinante, mentre nella Greater Manchester ci sono diverse città industriali tra le quali Stockport, forse per noi amanti di queste Terre anche questa cittadina può apparire bella e caratteristica, ma immagino che ai più sembri solo un posto grigio e piovoso… ed era quello di cui avevo bisogno per la mia storia, non mi serviva una grossa, ricca e famosa città come ad esempio Londra, necessitavo di un ambiente “buio”, per certi versi quasi “tetro” per parlare di ragazzi sbandati, in difficoltà durante la crisi economica, giovani che sentivano di doversi aggrappare agli amici, alla musica ed alla squadra del cuore per riuscire a sopravvivere, gente che doveva farsi strada con i pugni per resistere nelle dure periferie di una città come Manchester. Per quello che avevo in mente volevo ambientare la storia proprio nelle zone della Greater Manchester perché desideravo che i miei protagonisti partecipassero a più concerti possibili dei Joy Division, la mia band preferita, i quali, appunto, suonavano, soprattutto ai loro inizi, proprio da quelle parti; c’erano diverse città in lizza, ma alla fine mi sono affidato anche alle mie simpatie calcistiche, dato che comunque i miei protagonisti avrebbero anche dovuto seguire la loro squadra locale, ed allora la scelta è ricaduta sullo Stockport County e di conseguenza sulla città di Stockport. C’è un fatto particolare che mi lega agli “Hatters”, durante uno dei miei viaggi avevo a disposizione una giornata per visitare Manchester, avrei potuto vederla meglio di quello che alla fine ho fatto, già, perché il mio cuore mi ha portato a preferire a passare la mattinata proprio a Stockport, una città non così attraente, ma che aveva qualcosa che mi interessava, l’Edgeley Park, la casa del County, uno stadio che per me veniva prima dell’Old Trafford dello United o dell’Etihad del City. Avendo visitato e “vissuto di persona” quella città ho pensato che avrei avuto la possibilità di descriverla meglio nella mia storia e quindi la scelta è definitivamente caduta su Stockport.
4) Immagino il lavoro di reperimento informazioni per la cultura casual, calcistica e musicale nel quale è ambientato il racconto sia stato particolarmente impegnativo: calandoti in questo background sei venuto a conoscenza di nuove cose legate a questo mondo? O comunque come sei riuscito a reperire tutte queste informazioni?
Diciamo che le informazioni principali e di base sulla sottocultura dei Casuals le avevo già approfondite in passato e nel corso degli anni molto prima di pensare a questo romanzo attraverso la visione di documentari e la lettura di libri, in particolare quelli intitolati, in entrambe le versioni, “Casuals”; ho visto come molti qui in Italia anche diversi film che trattano l’argomento, quelli che ho preferito sono “The Firm”, nella sua versione più moderna, e soprattutto “Awaydays”; è soprattutto quest’ultimo ad essere diventato per me un vero e proprio culto, ambientato a Birkenhead nel 1979 parla di una famigerata firm del Tranmere Rovers, da questo film, tratto dall’omonimo libro, ho imparato molte cose sulle origini di questa cultura e su come vestivano i primissimi casuals. Anche per il calcio e la musica ero già ben informato, amo il football inglese soprattutto degli anni 70 e, come detto, la mia band preferita, i Joy Division, ha vissuto la sua carriera proprio in quel breve periodo. Avevo quindi le idee già abbastanza chiare quando ho deciso di trattare questi argomenti nel libro, la parte più impegnativa è stata quella di farli coincidere, sono andato a cercare tutte le partite dello Stockport County di quegli anni e tutte le date dei concerti dei Joy Division studiando poi i modi per far nascere le storie dei miei protagonisti seguendo quei dati ed altri avvenimenti realmente accaduti; sono andato a rileggere libri, ho riguardato documentari e film studiando diversi aspetti, anche i vestiti e le Adidas utilizzate in quegli anni, oltre ad altre date di concerti di diverse band del periodo, altre partite anche della Nazionale Inglese e Nordirlandese, una breve parte della storia si sposta infatti anche a Belfast.
Essendo già abbastanza “esperto” dei temi trattati durante le mie ricerche non ho quindi scoperto nuovi aspetti, probabilmente ho avuto la possibilità di approfondirli ancora meglio, sono andato a leggere articoli storici riguardanti concerti e partite, è stato impegnativo, ma anche bello, del resto sono le mie passioni, ed è anche per questo che alla fine mi sono affidato soprattutto alle mie esperienze personali, a quello che ho scoperto durante i miei viaggi attraverso i quali ho capito diversi aspetti riguardanti gli inglesi, il loro modo di tifare, il loro stile, la loro musica preferita.
5) Le illustrazioni della copertina e in generale della promozione del libro sono molto particolari, da dove nascono?
Nascono principalmente dalla mia ossessione per il fenomeno dei Casuals; ogni dettaglio è stato studiato personalmente dal sottoscritto, ho affidato il disegno della copertina ad un grafico professionista al quale ho però descritto in modo maniacale quello che volevo, dalle ambientazioni fino ad ogni capo di abbigliamento indossato dai personaggi e non sono casuali, ma legati al periodo in cui si svolge il romanzo, non ci sono ad esempio giubbetti di marche che hanno preso piede negli anni successivi alla mia storia, ma di brand forse oggi meno conosciuti ed apprezzati, ma che sono stati protagonisti alle origini del fenomeno, non ci sono Adidas, la vera ossessione dei Casuals, moderne e nate in tempi recenti, ma quelle indossate negli anni 70. Nella copertina volevo dare l’idea innanzitutto di una città industriale, buia, quasi un po’ triste, volevo creare un’atmosfera che potrei definire post punk, quindi c’è sullo sfondo una riproduzione di Stockport, compresa la colonna dell’edificio oggi usato per il Museo dei Cappelli, ma che in quegli anni era a tutti gli effetti una fabbrica che produceva, appunto, cappelli (produzione per la quale Stockport è famosa), oltre ad un cielo grigio e tetti di case ed industrie, poi c’è quel muro che sarebbe poi stato anche protagonista nella storia, il punto di ritrovo di quei ragazzi; e sul muro ci sono poster di concerti dei Joy Division, oltre a scritte fatte con lo spray, per terra ci sono mozziconi, una bottiglia di birra ed un pallone di quei tempi, tutto per dare l’idea di quello che poteva essere il posto preferito di quei ragazzi… e poi ci sono proprio loro, quei ragazzi.. soltanto durante la stesura del libro ho pensato di descrivere, in una scena della sua parte finale, proprio quello che viene rappresentato nella copertina… loro che camminano con alle spalle “Il Muro”, camminano verso qualcosa che poi si scoprirà nel libro, in questa scena li descrivo e descrivo il loro abbigliamento in ogni dettaglio. Volevo un’immagine di impatto che attirasse subito gli amanti della cultura casual ancor più degli appassionati di football inteso come calcio giocato.. nel romanzo, infatti, il calcio è un aspetto fondamentale, ma più che altro il suo contorno, perché di calcio giocato si parla ben poco. Anche le illustrazioni usate per il video promozionale raffigurano questi ragazzi, sempre vestiti in modo Casual, sovrapposti a mie foto rappresentanti alcune città nelle quali si svolge la storia, quindi, oltre a Stockport e Manchester, anche Liverpool, Chester, York, Durham, Blackpool, Blackburn e Belfast.
Oggi non sono più sicuro, sinceramente, di aver scelto la copertina più adatta, mi piace tantissimo, ma effettivamente potrebbe essere di impatto soprattutto per gli appassionati della cultura Casual, sminuendo il vero senso del libro.. è vero che i Casuals, il calcio e la musica sono parte fondamentale, ma quello che poi voglio trasmettere è essenzialmente lo stato d’animo di Damon, il protagonista, sempre in conflitto con sé stesso, con le sue paure, e soprattutto voglio parlare del suo rapporto con la violenza nelle strade e negli stadi, ma anche dei suoi sentimenti nei confronti della vita e dell’amore.
6) Parlando di calcio, ci dici qualcosa dello Stockport County FC degli anni in cui è ambientata la trama?
Lo Stockport County a fine anni 70 giocava in Quarta Categoria in modo abbastanza anonimo, non ha mai lottato per la promozione e non ha mai rischiato di retrocedere, tuttavia nel 1975 ha potuto schierare per un brevissimo periodo un fuoriclasse come George Best che firmò a fine carriera un contratto a termine con gli Hatters, proprio da una partita con lui in campo inizia il romanzo. In quel periodo ha poi giocato nelle Coppe domestiche due partite di grande livello, descritte nel libro, contro Everton e soprattutto Manchester United contro il quale è stata sfiorata un’impresa. Si parla anche della Nazionale Inglese e brevemente anche dei ricordi relativi alla Coppa del Mondo conquistata dall’Inghilterra nel 1966, ma anche del Liverpool, le cui avventure europee sono in qualche modo legate alla nascita ed allo sviluppo della cultura dei Casuals. Come ho già accennato nella storia si parla poco di calcio giocato, lo si fa di più quando a giocare, nella loro squadra dilettantistica, sono i protagonisti del romanzo.
Spesso comunque ci si affeziona ad una squadra dopo aver letto un libro, una storia, visto un film, anche a me è capitato a volte, chissà… forse avremo qualche nuovo simpatizzante dello Stockport County dopo questo libro o magari di un’altra delle squadre di cui parlo nel romanzo, infatti, si potranno conoscere alcune delle avversarie degli Hatters, o meglio, i tifosi di queste squadre, squadre come Chester, Preston NE, York, Bradford, Tranmere Rovers, Liverpool, Portsmouth, Altrincham, Manchester City e United, ma anche molte altre… insomma, il calcio non manca di certo!
7) C'è qualcosa che bolle in pentola per il futuro legato a questo libro? Magari un sequel o qualche altra iniziativa?
E’ una passione talmente bella che ho sempre tante idee per la testa, quella principale è sicuramente un seguito del romanzo “Una Nuova Alba” che, senza voler svelare nulla, termina con qualche punto di domanda, ho già un progetto serio e vorrei cominciare a metterlo in pratica il prima possibile, ma forse sarebbe meglio prima continuare a concentrarsi sul libro appena uscito per promuoverlo e cercare di farlo conoscere a tante altre persone, anche ai giovani in generale e non solo agli appassionati di calcio, casuals e musica, come specificato si tratta di una storia legata anche ai sentimenti e potrebbe interessare e piacere anche ad altri tipi di ragazzi e, perché no, ragazze.
Un seguito di questo libro significherebbe però trattare più o meno gli stessi argomenti, mi intriga sviluppare il discorso legato al loro evolversi negli anni 80, ma allo stesso tempo sono anche spinto dalla voglia di intraprendere un “nuovo cammino” scrivendo qualcosa di completamente diverso, qualcosa che comunque mi appassioni, perché senza la passione non riuscirei a scrivere nemmeno una parola.
Concludo ringraziandoti per questa intervista, un’occasione importante per me per cercare di dare ancor più visibilità a questo libro, un progetto in cui credo moltissimo, un romanzo che amo e che mi piacerebbe far conoscere a più persone possibili, ragazzi e ragazze con gusti diversi, ma con la voglia di scoprire le storie di questi ragazzi di Stockport, questi “ragazzacci eleganti”, cattivi in apparenza, ma sempre stilosi nel modo di vestire, ma soprattutto nel modo di pensare, nella loro mentalità e nel loro modo di vivere.
Per chi fosse interessato, è possibile acquistare il libro direttamente dal sito di Urbone Publishing cliccando qui!
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